Frammenti

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Mai dimenticarsi poi di Pierre Chareau che, rifugiato negli Stati Uniti per via delle persecuzioni razziali, lontano dalla sua amata Parigi, costruisce, si può dire con le sue mani, nel 1949 una casa per Robert Motherwell a East Hampton. Si tratta di un capolavoro low cost; anzi, si può dire a costo zero, per strana che la cosa possa sembrare. Un’altra lezione indimenticabile di Interior Design. Utilizzando residuati bellici (un certo numero di segmenti di Quonset Hut), alcune fette di serre agricole prefabbricate, tavole da carpentieri e tronchetti di segheria, blocchetti di cemento lasciati a vista, realizza uno spazio domestico fatto di un insieme di luoghi e di angoli, anche se con pochissimi elementi divisori. Panorami interni e percorsi interminabili.

La meraviglia delle altezze smisurate mentre fuori il volume è piccolo, poco più di una lunga capanna sepolta nella sabbia. Niente soppalchi: due case, una dentro l’altra, privacy, intimità. Vetrate della serra incastrate e inclinate quel tanto che basta per avere i rami degli alberi e il cielo dentro la casa. Intelligentissimi e semplici accorgimenti costruttivi per risolvere al meglio specialmente in termini di spazio l’intersezione di elementi ready-made così diversi fra di loro. Un metro e venti di interramento: più    fresco d’estate, più caldo d’inverno. Un grande camino-stufa a circolazione di fumi ben disposto e ben disegnato. Persino presenze davvero sofisticate: qui una BKF chair del Grupo Austral, lì una rocket chair di Kiesler, lì ancora un portariviste di Hoffmann. Nelle notti d’estate qualche volta piove e ci sono i temporali.

Le gocce picchiettano le lamiere ondulate della Quonset e dentro il ticchettio arriva attutito dagli strati isolanti, e il leggero interramento ovatta e addolcisce. Tana. Raffinata consapevolezza energetica davvero molto ante litteram. Un paio di centinaia di metri quadrati in tutto, non è poco: ‘comfort ed economia -nota Chareau- anche se a prima vista è paradossale sembrano accordarsi con dimensioni vaste’. Con buona pace di tanti, a iniziare da chi per anni è rimasto stregato dall’ideologia dell’Existenzminimum nell’accezione di Muller Lyer filtrata da Gropius; ma soprattutto di Frampton che, forse un po’ troppo ammaliato da sirene ticinesi, o più probabilmente del tutto incapace di rendersi conto di quando gli spazi domestici posseggono vero fascino, ha trattato con fuggevole disprezzo quest’opera.